Un paio di anni fa, tavolata durante la Festa della Rete, gente varia, io desiderosa di seconda birra cerco di attrarre l’attenzione della cameriera nel casino. Il mio tono di voce è un po’ come gli ultrasuoni, lo sentono solo esseri umani sintonizzati sul mio fuso orario. Io lo so, lo dimentico, mi innervosisco. Scusi? Niente. SCUSI? Niente. Mentre mi appresto a farmi violenza e gridare per farmi sentire tre tavoli più in là uno urla GIOVANEEE e immediatamente il cameriere lo nota e va a servirlo. Mi giro, guardo triste Azael seduto a fianco a me che cercava anche lui di farsi notare, ridiamo, conveniamo tristemente che quelli come noi moriranno di fame.
Ecco, complicità tra introversi a parte, io non ci credo. Non è che spero che non sia così, che non sia vero che su questo pianeta per farsi sentire bisogna urlare e strepitare e fare i prepotenti. Io so che non è così. Urlare e fare i prepotenti serve a farsi sentire in quella parte di pianeta che io non voglio abitare, da quel tipo di persone che cerco disperatamente di evitare, per ottenere quei miopi risultati di apparente vittoria che non costruiscono niente di niente. Non è una metafora e non è un invito a essere buoni, gentili, pazienti se non lo siete. È una rassicurazione per chi crede di non essere fatto a misura di questo mondo perché è buono, gentile e paziente. Non vi faccio l’elenco di quanti upgrade di camere d’albergo, sconti in negozi, regali da ristoratori e risate e ringraziamenti ho collezionato in modo estremamente semplice: capendo quando strepitare non serve a niente e sedendomi tranquilla ad aspettare che la situazione si risolva. Questo non vuol dire farsi mettere i piedi in testa da commessi maleducati o dal personale sgarbato, perché la parola chiave è “capire”, capire quando chi è dall’altra parte, in piedi, di corsa, magari preso alla sprovvista è davvero in difficoltà o quando è solo sgarbato e incapace.
Per tutti quelli che fanno un lavoro a contatto con il pubblico, in orari assurdi, quando gli altri si riposano o si divertono ricordate quello che dice Nora Ephron: overtip (ma anche “You never know“). Quando puoi, tutte le volte che puoi, in denaro contante, se non puoi con un sorriso, un incoraggiamento, tanta pazienza. Il mondo a misura di noi persone gentili si costruisce così.
In più: oggi anche Arianna Chieli scrive “Mi riprendo la gentilezza“, leggetela, vi ci ritroverete
[…] della tariffa, non trovo questa clausola, comincio a innervosirmi e Filippo mi chiude in bagno (me la cavo molto bene con chi fa un buon servizio, sono pessima quando devo gestire un […]