Immaginate una classica riunione di condominio, ma con una differenza: per una volta i partecipanti, invece di litigare e parlare a sproposito, prendono insieme una decisione molto migliore di quella proposta dal professionista pagato per farlo. È successo davvero e non perché il gruppo è a prescindere migliore del capo (l’equivoco che ci sta distruggendo). È successo perché nel gruppo c’erano due esperti (un architetto e un altro amministratore di condominio) che hanno potuto proporre la loro soluzione, immediatamente appoggiata da tutti gli altri perché era quello che serviva.
I media digitali permettono l’emergere di competenze ed esperienze secondo criteri diversi dalla gerarchia e dal filtro editoriale, che è una cosa diversa dall’ascoltare l’opinione di chiunque su come mettere in sicurezza un balcone. Per capirci: chiunque può esprimere un parere su qualunque cosa, ma il come farla è ancora prerogativa di chi sa farla (non a caso anche in rete seguiamo più volentieri gli esperti e i talenti, la differenza è che li scegliamo direttamente noi e non un editore).
Chiunque può parlare, ma il diritto di essere ascoltato e di pesare nelle decisioni collettive è un’invenzione spregiudicata o, ancora peggio, un’illusione ingenua. Nelle conversazioni in rete figlie di questa illusione finisce esattamente come nelle riunioni di condominio dove chiunque discetta di intercapedini, leggi e costi: che ti metti le mani addosso, a meno che non arrivi un esperto che fa i tuoi interessi e lo fa in modo così gentile da permettere a tutti, anche ai più assatanati, di accettare senza sentirsi diminuiti.
Nella conversazione degli ultimi anni questi esperti latitano o, quando appaiono, fanno fatica a farsi ascoltare, perché anche i temi più delicati sono ormai ostaggio di tifoserie interessate solo ad affermare il proprio punto di vista. C’è chi le chiama bolle, ma io non le vedo come tali: noi vediamo ancora molte cose che non ci piacciono/interessano, ma scegliamo di nasconderle o di non leggerle oppure, semplicemente, non le capiamo.

Gli ambienti di rete che abbiamo a disposizione adesso hanno molte responsabilità, perché rendono più facile pubblicare che leggere. Non sono fatti per imparare, sono fatti per insegnare. Sono tanti piccoli pulpiti e questo è iniziato con i blog, che sono stati subito adottati da chi preferisce parlare agli altri piuttosto che parlare con gli altri. C’è però un equivoco, o una dimenticanza, o una vera e propria ignoranza: i contenuti tecnici in rete – che fossero recensioni di film, istruzioni per l’uso dei software, ricette o diari – hanno conquistato un pubblico per le mancanze dei professionisti che dominavano i media di prima, non per la disponibilità di un nuovo medium.
Tornando alla riunione: l’ottima soluzione proposta e immediatamente approvata non è ancora stata messa in atto da chi comunque ha il potere di farlo, cioè l’amministratore. È per questo che poi scoppiano le rivolte, non perché l’assemblea permetteva a tutti di parlare.
[…] un principio molto più saldo di quanto possa sembrare, quello dell’intelligenza distribuita (che non vuol dire sempre presente, ma aumentabile insieme, quindi bando alle facili […]