«Odio le telecamere. Preferisco ricordare le cose a modo mio». Qualche millennio (e zilioni di neuroni) fa questa frase di Lost Highway esprimeva perfettamente il mio pensiero in merito alla registrazione della propria vita. Prima delle foto digitali io odiavo le foto, davvero. Odiavo la freddezza del gesto, odiavo l’ansia di dover immortalare il rituale piuttosto che l’attimo, quell’ancora una, quel mettiti lì, il dai-una-foto-ricordo-cheese. Ricordo di aver scritto anni fa un post, finito chissà dove, su un battesimo invisibile causa schiera di fotografi improvvisati tra palchi e altare ed è un post del secolo scorso o giù di lì.

Prima dei social media io in un certo senso odiavo anche i ricordi, nel senso dell’idea di lavorarci su, di tornare a casa e scriverli o fissarli. Ho dei diari, certo, ma sono diari di pura invenzione o di ricami sparsi, posso usarli per ricordare chi ero o come mi mentivo, per interrogarmi sui motivi di cotanta self-deception, non certo per riportare in vita quello che ho dimenticato.

In uno degli ultimi post su Maestrini per caso scrivevo:

In questo blog ho sempre raccontato tanto di me e pochissimo della mia vita. Scrivere qui serve soprattutto a narrarmi quel che è successo in modo che acquisti un senso, forse l’unica cosa che ho imparato a fare per salvarmi.

Salvarmi e riportare in vita, appunto. Ho pochissime foto e pochissimi ricordi di cose che oggi vorrei disperatamente ricordare, ma la mia memoria narrata incomincia nel 1996 con Internet. I newsgroup, i blog e Flickr i social media mi hanno permesso di fermare un momento proprio mentre lo stavo vivendo, senza poterci mettere distanza, senza riscriverlo, senza mediarlo. Proprio quello che molti oggi amano biasimare, proprio quell’interrompere un’esperienza (un tramonto, un viaggio, un pranzo, un litigio, un bacio) per fermarla in un’istantanea senza pose, per quanto superficialmente possa sembrare il contrario, perché velocissima e pubblica.

Sembrano in molti assai sicuri che narrare un’esperienza mentre la si vive la impoverisca: io a questi chiederei quanto pagherebbero per avere una memoria immediata del loro passato, lo chiedo riguardando le foto, rileggendo i post, scorrendo i tweet e le divagazioni via mail. Lo chiedo sapendo che la mia risposta è che quell’attimo rubato al momento presente me lo ha regalato per ogni volta che ne avrò ancora voglia. Quasi tutto il passato senza un fermo immagine è per me passato irrimediabilmente e quanto vorrei, oggi, aver potuto micronarrare tutto quello che mi è successo prima del 1996, quanto vorrei poter leggere i tweet del mio bisnonno e quanto mi servirebbero delle tracce per “poter ricordare le cose a modo mio”: pagherei, anzi, quando posso pago per archiviare il tutto nel migliore dei modi.

PS cinefilo: Lost Highway e Cloverfield

C'è Un commento

  1. …è una cosa possibile,avendo le conoscenze teoriche e pratiche,di come riattivare una rielaborazione di tutto il materiale a disposizione nel proprio storico,cosa peraltro piu facile a dirsi che a farsi,poi dipende dalle caratteristiche soggettive,c è chi riesce in tempi relativamente brevi,chi impiega una vita…

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