Star Wars e il viaggio dell’eroe

Trovare la propria storia non vuol dire inventarla, ma vuol dire unire i puntini in modo diverso, e cioè in modo narrativo e non sequenziale o con rapporti di causa-effetto.

Trovare e capire la propria storia o, nel mio caso, aiutare i clienti a farlo, è una delle cose che mi dà più soddisfazione personale, professionale e sociale. Trovare la propria storia non vuol dire inventarla, ma vuol dire unire i puntini in modo diverso, e cioè in modo narrativo e non sequenziale o con rapporti di causa-effetto. È un processo lungo e a tratti periglioso e spesso, sia in aula sia in azienda, è un processo frustrante, perché ci si aspetta di sapere meglio degli altri chi si è e da dove si arriva.

Per questo sto apprezzando molto “Il mondo secondo Star Wars” di Cass R. Sunstein, un saggio molto divertente che ci permette di entrare nella stanza degli attrezzi di uno dei più grandi narratori dei nostri tempi, George Lucas.

Quando Lucas dice che la storia di Star Wars è ‘la tragedia di Darth Vader’ non ha torto: ma per arrivare a questo risultato ci mise un sacco di tempo.

Un sacco di tempo, e un sacco di frustrazione: il libro racconta la difficoltà di Lucas con la penna e il suo tormento nel vedere e sentire la possibilità di una storia straordinaria – il solletico, lo chiama – ma di metterci anni per prima di tutto scriverla e poi realizzarla. Il colpo di scena di “Luke, io sono tuo padre”, per esempio, è arrivato molto dopo, quasi fuori tempo massimo. Eppure è stata una svolta di trama capace di “produrre una specie di rivelazione: l’idea che uno schema, per quanto imprevisto, ci fosse davvero“.

È molto, molto difficile che una buona storia abbia uno schema fin dall’inizio. Facendo formazione lavoro soprattutto sul farti riconoscere quel solletico che ti fa capire di essere in vista del risultato. Come dice Yoda “Impossibile da vedere il futuro è, ma raccontarlo è il modo migliore che conosco per farlo accadere.

PS: il libro mi è stato mandato da Egea, che ringrazio

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